16.1.2 Vantaggi che i tassi di interesse negativi comportano per le persone a basso reddito
E quindi tu vuoi che il governo ci porti via i soldi che ci siamo duramente guadagnati? !#**@..!!!
Questa è la tipica reazione scatenata dalla proposta di applicare tassi di interesse negativi e, di conseguenza, di tassare i risparmi immobilizzati sui conti correnti bancari.
In realtà questa tassazione viene già adottata, ma attraverso metodi antidemocratici e piuttosto crudeli.
Coloro che richiedono a gran voce la riduzione del debito pubblico hanno già elaborato uno strumento per realizzare questa forma di tassazione nascosta: la disoccupazione.
La riduzione dei sussidi di disoccupazione, l'indebolimento del potere di contrattazione collettiva, l'allentamento delle norme sulla risoluzione del rapporto di lavoro, sono pratiche che mirano a un solo obiettivo: aumentare il tasso di disoccupazione, situazione che ha come conseguenza un utilizzo da parte dei disoccupati dei propri risparmi e un mancato versamento degli stipendi da parte dei titolari d'impresa.
Quando si perde il lavoro, non si comincia da subito a frugare nei bidoni della spazzatura: si possiede, di solito, qualche risparmio per i tempi bui.
E questi risparmi, in forma di acquisto di beni necessari, si spostano dalle tasche dei disoccupati a quelle della classe di individui che li hanno cacciati dal lavoro: parte di questi accantonamenti finiscono al governo sotto forma di tasse e contribuiscono così alla riduzione del debito pubblico.
Che percentuale di risparmio perdete se siete disoccupati per soli tre mesi?
E quanto ci rimettete se restate inattivi per sei o più mesi?
Il 5%? O forse il 50%?
Ci sono milioni di persone che restano senza lavoro anche per più di un anno e i loro risparmi, così come i risparmi dei familiari che li sostengono, vengono pesantemente intaccati.
Tutto questo denaro va a finire nelle tasche degli imprenditori, ricconi che NON pagano tasse sui propri accantonamenti.
Voi, però, le tasse le pagate. E le pagate involontariamente, con grande sofferenza.
Quando ci si rende conto di ciò, si comincia a comprendere che una tassazione sul risparmio chiaramente definita tramite norme legislative emanate da un governo democraticamente eletto in rappresentanza della maggioranza dei cittadini potrebbe non essere un'idea poi così terribile.
Tali imposte sarebbero caratterizzate da scaglioni fiscali chiaramente definiti, il che potrebbe significare che sui depositi fino a un certo importo, o sui fondi pensione, non verrebbero applicate tasse ...
La maggioranza della gente comune non pagherebbe alcuna imposta, altri verserebbero piccole percentuali attorno allo 0,1-0,5%, mentre i veri accaparratori di denaro vedrebbero i propri risparmi tassati allo 0,5-1% annuo.
Molto meno di quanto si perde nel corso dei periodi di disoccupazione.
A questo proposito va fatto un confronto con gli effetti prodotti dall'alleggerimento quantitativo. In questo caso i tassi di interesse scendono vicino allo zero e tutti coloro che hanno un reddito fisso (pensionati, persone che si stanno avvicinando alla pensione, ...) ne risultano rovinati. Ciò ha pesanti ripercussioni sull'intero sistema economico, dal momento che il potere d'acquisto di costoro risulta notevolmente diminuito.
E' un procedimento niente affatto democratico.
Molto più appropriato è applicare in modo diretto ed esplicito una tassazione sui risparmi in forma di tassi di interesse alla clientela negativi.
Si tratterebbe di un'imposta che pagherebbero tutti, non solo i lavoratori dipendenti.
Anzi, sarebbe pagata in misura più cospicua proprio da chi maggiormente ha accumulato denaro, provocando con questo suo comportamento un aumento del debito pubblico.
Perché il debito pubblico esiste per una sola ragione: per rendere possibile il risparmio privato.
E’ possibile ridurlo solo a discapito dei propri risparmi.
Cosa che si realizza quando VOI vi ritrovate a essere disoccupati.