13. Dimensione internazionale delle strategie finalizzate al conseguimento di nuovi profitti

I Paesi che perseguono strategie finalizzate al conseguimento di nuovi profitti e che prestano attenzione ai mercati internazionali possono essere schematicamente suddivisi in:

 

Debitori - Puntano al profitto attraverso la crescita del debito pubblico. Il potere d'acquisto mancante è integrato attraverso trasferimenti statali finanziati da profitto e risparmi realizzati in precedenza. Il debito cresce in modo costante fino a raggiungere livelli psicologicamente insostenibili, in cui nessuno è più disposto a finanziarlo. Il risultato di questo processo sono con ogni probabilità l'inflazione o il default.

Stampatori di moneta – Questo gruppo di Paesi si limita a immettere in circolazione nuovo denaro attraverso i piani di allentamento monetario adottati dalle diverse banche centrali. Il risultato di questo processo è un aumento del numero degli zeri sulle banconote e la loro periodica ristampa con la cancellazione di qualche numero indicante la mancanza di unità. Se l'inflazione è stabile ma sotto controllo, se cioè non si trasforma in un fenomeno di iper-inflazione, questo sistema può continuare ad libitum, ferma restando la necessità di una riduzione periodica degli zeri in busta paga, sui cartellini dei prezzi e sulle banconote.

Predatori - È l'ultima alternativa da noi presa in esame e consiste nel cercare di conseguire i propri profitti in un ambiente esterno utilizzando lo strumento degli avanzi delle partite correnti. Questa strategia è la meglio accettata entro i confini nazionali, poiché non implica la creazione di debito o di inflazione, ma avere la meglio sui Paesi confinanti significa che mentre noi vinciamo essi perdono, da cui il termine “predatori”. Tale strategia produce squilibri che sono destinati a esplodere e crea tra le diverse nazioni forti tensioni, le quali rendono quest'opzione insostenibile sul lungo periodo.

Per quanto risibili possano essere un'inflazione elevata e la costante ristampa di moneta con più o meno zeri, queste prassi sono in prospettiva sostenibili e non danneggiano altri Paesi. L'inflazione è una problematica interna e non ostacola lo sviluppo delle nazioni vicine. Gli scambi commerciali reciproci possono continuare ai livelli che tutti i partecipanti si auspicano, senza che si generino pressioni per ottenere vantaggi economici permanenti.

Lo stesso dicasi per la crescita trainata dal debito pubblico. Purché finanziato da fonti interne, e anche se elevato e sottoposto a critica da parte dei falchi del deficit, il debito pubblico è uno strumento neutrale rispetto al processo di sviluppo di Paesi altri. Se i protagonisti che operano all'interno di un dato sistema sono disposti a percorrere questa via, essi possono continuare lungo tale percorso all'infinito. Se non riescono a portare avanti tale strategia e il sistema va in bancarotta, si tratta comunque di un problema interno di quel Paese e non di altri.

Le tattiche predatorie sono, invece, qualcosa di radicalmente diverso. Il loro successo è irrimediabilmente legato alla sofferenza di qualcun altro. In ogni caso esse non possono essere applicate da una nazione qualsiasi, poiché presuppongono l'esistenza di un avanzo delle partite correnti. In questo gioco qualcuno deve necessariamente perdere. Non è pertanto consigliabile seguire questo percorso perché esso conduce a conflitti e squilibri crescenti, che prima o poi dovranno essere appianati. A mio parere questa linea di condotta va interpretata come una scelta dettata da negligente inesperienza e non può essere presentata come modello praticabile. Le nazioni che gestiscono le proprie economie facendo riferimento a questa prassi sono meno sviluppate sotto il profilo morale di altre e devono ancora imparare a vivere in pace entro i propri confini, senza prevaricare economicamente i Paesi vicini. Affermarsi economicamente tramite queste modalità non è, quindi, espressione di un conseguito successo, ma al contrario di un fallimento nella ricerca di un modello finanziario funzionale che non abbia necessità di tali forme di aiuto. Gli avanzi non dureranno per sempre e le élite politico-finanziarie di un Paese saranno costrette a ripensare i loro metodi operativi. La rappacificazione può essere (la storia ce lo insegna) estremamente dolorosa.

Il fatto che Hitler abbia realizzato un'acquisizione fine a se stessa di nuovi territori trova davvero la sua giustificazione nella necessità di acquisire un Lebensraum (spazio vitale)?
O non è stata essa piuttosto la conseguenza inevitabile dell'esigenza di conquistare nuovi mercati, dal momento che la domanda interna non era sufficiente a incontrare l'offerta a causa della categoria del profitto, teoria da me già in precedenza esposta? Spesso i governi nazionali non sono in grado di individuare le vere cause del malcontento e dello stato di bisogno di un popolo, ma ne riconoscono solo le sue manifestazioni esteriori, come la mancanza di beni, denaro, suolo o risorse: i leader traducono queste forme di disagio in una linea politica erroneamente aggressiva.


La gente comune concorda con questa politica, perché percepisce nel proprio subconscio che qualcosa non funziona, che qualcosa difetta: a ciò si aggiunga che la natura umana non manca mai di dispiegare una vasta gamma di comportamenti aggressivi.

Ciò che non funzionava e che tuttora non funziona è il nostro sistema finanziario, che crea sentimenti di inadeguatezza e stimola così la necessità di azione, spesso a scapito dei Paesi vicini.

Un valido esempio di globalizzazione senza senso e di creazione di aree di scambio dalle dimensioni eccessive è il proposto accordo commerciale USA-UE. Quale potrebbe essere il suo scopo? Chi ne potrebbe trarre beneficio?

Pensate:
Siete americani. La mattina vi svegliate e andate a lavarvi i denti.
Userete un dentifricio americano o un prodotto realizzato nell'Unione europea?

Se userete un preparato americano, darete vendite e di conseguenza posti di lavoro all'America. Le imprese dell'UE non otterranno nulla dall'accordo commerciale, poiché non realizzeranno alcuna vendita.
Scegliete un prodotto a marchio UE? In questo caso il vostro denaro andrà all’Europa e le imprese europee registreranno un aumento delle proprie vendite, ciò che comporterà la creazione di posti di lavoro nel Vecchio Continente. Le aziende americane guadagneranno di meno, dovranno ridurre il numero dei loro dipendenti e pagheranno, quindi, meno tasse. Ci saranno di conseguenza meno soldi per gli stipendi di insegnanti e di poliziotti americani ...

Qualunque siano le vostre preferenze, una cosa non farete per certo: non vi laverete i denti due volte, prima con un dentifricio americano e poi con un prodotto europeo, solo per dimostrare che l'accordo commerciale porta benefici a tutte le parti coinvolte.

Lo stesso vale per le auto, gli articoli per la casa, i servizi finanziari e così via. Il fatto che ci sarà il doppio dell'offerta non significa che anche la vostra domanda, basata sul potere d'acquisto individuale, raddoppierà. Essa non raddoppierà. Chi sostiene che grazie alle economie di scala si assiste a una riduzione dei prezzi e che i consumatori ne possono in qualche modo trarre beneficio, dice qualcosa di sbagliato. Ciò accadrebbe solo se le imprese cedessero completamente i vantaggi legati all'accresciuta produttività ai propri clienti, ma se queste fossero davvero le intenzioni delle aziende produttrici, esse avrebbero potuto realizzarle anche senza la ratifica di un nuovo accordo commerciale. Le economie di scala esistono già e i ricavi non realizzati sono stati il ​​motivo per cui si è rivelato necessario creare un mercato più vasto. Ma trasmettendo i vantaggi legati a una maggiore produttività al cliente finale le imprese non realizzerebbero alcun nuovo profitto ed è per questa ragione che non hanno già provveduto, anche nelle attuali dimensioni di mercato, ad abbassare i prezzi. E quale ne sarebbe lo scopo? Se perdessero i profitti legati ai livelli di produttività passata, le imprese non guadagnerebbero nulla.

 Gli sforzi compiuti per acquisire nuovi mercati, sia attraverso accordi commerciali sia tramite misure di altro tipo sono sempre e solo finalizzati a prendere il sopravvento sul proprio partner commerciale. Questo è l'unico modo per mezzo del quale le imprese possono ottenere profitti sempre maggiori. Il potere d'acquisto rimane invariato ed è il consumatore a decidere chi vincerà e chi perderà questa sfida. Non vincono mai entrambe le parti, questo è un vero gioco a somma zero.

I possibili risultati di un accordo commerciale internazionale (dal punto di vista di un Paese che cerca di acquisire nuovi mercati) sono elencati nella seguente tabella:

 

I risultati legati all'ampliamento delle aree di scambio vengono percepiti in generale come positivi, ma il giudizio sugli effetti di quest’allargamento si basa sul mito dell’esistenza di presunti benefici reciproci. In realtà, tutti i benefici sono di breve durata. I risultati sul lungo periodo sono per uno dei partner: assenza di profitti aggiuntivi a livello aggregato, disavanzi e disoccupazione o mancanza assoluta di benefici connessi all'aumento di profitto. Le economie di scala funzionano solo a livello nazionale; per quanto riguarda il commercio internazionale, invece, il loro impatto viene annullato dalla disoccupazione e dai disavanzi commerciali.